Cowra in Italian sul blog La Nostra Storia

Una storia poco conosciuta della seconda guerra mondiale. Una storia di vinti segnalata e scritta da Angelo Paratico.

Cowra è una bella cittadina traversata dal fiume Lachlan, a 350 chilometri da Sydney. In lingua aborigena significa roccia e gli italiani che vi si sono stabiliti l’hanno resa celebre per la qualità del vino che vi producono. Il nome di Cowra è passato alla storia per via del campo di prigionia dove accadde la più grande fuga in massa di tutta la seconda Guerra mondiale. La gran parte dei detenuti che vi stavano rinchiusi erano giapponesi ma c’erano pure 2.000 italiani, quasi tutti reduci di El Alamein. Nella sezione A e C del campo di Cowra erano sistemati i nostri soldati, mentre nella sezione D stavano gli ufficiali giapponesi con coreani e taiwanesi che avevano combattuto inquadrati nel loro esercito. Nella sezione B stava la truppa giapponese, con i loro sergenti e caporali. Il trattamento che vi ricevevano era,tutto sommato, molto buono e il cibo abbondava.

Il 4 agosto 1944 il comandante australiano del campo convocò il sergente Kanazawa, responsabile della sezione B e gli comunicò che il giorno successivo tutti i soldati semplici sarebbero stati trasferiti altrove. Questa era una precauzione decisa dopo che le autorità erano venuti a sapere, da un coreano, che si stava preparando una rivolta. Presi alla sprovvista gli australiani si erano resi conto che il campo di Cowra non era ben attrezzato per reggere a una rivolta. Da Sydney, quella mattina, avevano ricevuto delle nuove mitragliatrici Vickers e un carico di munizioni.
Il sottufficiale giapponese, tornato alle baracche, riferì quanto gli era stato comunicato e, a mezzanotte, dopo una concitata votazione
segnata da urla e da scambi di accuse di codardia, i sottufficiali
decisero di immolarsi davanti ai reticolati, per salvare il proprio onore e quello della Patria.
All’una e cinquanta del mattino del 5 agosto le guardie udirono dei rumori e poi scorsero centinaia di ombre muoversi nella notte e poi correre loro incontro, urlando: “Banzai, banzai!”. Qualcuno era armato con mazze e rudimentali coltelli. Si lanciarono dritti sui nidi di mitragliatrici che, dopo una scarica d’avvertimento, presero a spararare ad altezza d’uomo.
Chi non era in grado di correre s’impiccò nelle baracche, alle quali avevano dato fuoco. Non tutti quei mille e duecento prigionieri della sezione B vollero morire: centinaia di loro si calarono in un fossato, dove attesero l’alba, per poi arrendersi. Coloro che riuscirono a superare i reticolati corsero via. Durante i nove giorni successivi vennero riacciuffati 334 uomini, alcuni a cinquanta chilometri di distanza. 25 i cadaveri trovati, qualcuno s’era impiccato, in due si erano buttati sotto a un treno. In totale i morti giapponesi furono 231 e 180 i feriti, gli australiani ebbero 4 soldati morti. Molti dei caduti giapponesi si erano suicidati. Quelli che evasero non fecero del male ai civili che incontrarono.
A guerra finita quel campo fu demolito anche perché tutti volevano dimenticare quel triste episodio. Questa storia riaffiorò solo nel 1978 quando lo scrittore australiano Harry Gordon pubblicò un libro per raccontarla, era intitolato “Die like a carp.”
Anche in Giappone non conoscevano quella storia, ma l’ambasciatore del Giappone in Australia, dopo averlo letto letto, ne fu colpito al punto da commissionare all’architetto Shigeru Yura la trasformazione delle rovine del campo in un sacrario con un bel giardino pieno di fiori e di alberi.
Cyril Treasure, veterano della guerra ed ex sindaco di Cowra, disse: «La gran parte di quei morti erano dei ragazzi che fecero ciò che pensavano fosse giusto fare. Farsi ammazzare per loro era la cosa giusta. Quando parleranno di questa rivolta, fra 500 anni, la vedranno come una storia eroica e romantica, ma in quel momento non lo fu per niente. Fu solo un bagno di sangue».

Angelo Paratico

 


2 commenti su “Cowra in Italian sul blog La Nostra Storia”

  1. Caro Angelo

    Bellissima storia! Ma dove le trove queste store incredibili !

    Ma e i 2000 Italiani che fine fecero? Parteciparono alal rivolta e alla fuga o rimasero nell a logo sezione aspettando la fine della guerra?

    Ciao
    D.A.

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  2. ciao Nico,
    non si mossero i prigionieri italiani, e molti dopo la guerra molti rimasero. qualcuno pianto’ viti e produsse vino.

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