Flash Gordon Contro Alien?

“Per quanto riguarda la rivoluzione militare, la competizione fra gli eserciti sta migrando nello spazio…questa è una inevitabilità storica, uno sviluppo che non può essere ignorato. Solo la forza può proteggere la pace” chi parla così non è il Signore delle Tenebre, nel film Guerre Stellari, ma il generale Xu Qilian, che sta a capo dell’aviazione cinese. Queste sue parole fanno cadere la maschera alla dirigenza comunista cinese, che aveva sempre negato di nutrire questo genere di ambizioni. Anche nel gennaio 2007, quando avevano usato un raggio laser per distruggere un loro vecchio satellite, parlarono di un semplice esperimento scientifico. Le sue parole, contenute in un’intervista stampata dal quotidiano delle forze armate cinesi, costituisce un articolato discorso strategico. Ha voluto aggiungere, per meglio chiarire il concetto, che d’ora innanzi la Cina assumerà una strategia attiva, non passiva, preparandosi a colpire obiettivi posti al di fuori dei propri confini nazionali. Ha aggiunto: “Gli interessi cinesi si stanno ampliando e il Paese è entrato nell’era spaziale. Il partito comunista cinese e il popolo sono stati investiti da un compito storico. Dopo un’ approfondita analisi abbiamo deciso di cambiare. Le forze aeree estenderanno la propria influenza dal cielo allo spazio, dalla difesa del territorio cinese, all’attacco. Miglioreremo la nostra capacità di colpire a lunga distanza, di combattere guerre elettroniche, via internet, con l’assistenza dei satelliti in orbita nello spazio…La Cina diventerà una potenza mondiale verso la metà del XXI secolo e la sua arma aerea deve essere in grado di neutralizzare varie forme di attentati alla propria sicurezza.” Gli esperti sottolineano l’importanza strategica delle sue parole: la Cina non risponderà più solo se attaccata – anche se in Corea, Tibet, Vietnam aggredì senza provocazione – ma si sta preparando a guerre preventive. L’aviazione vuol fare la sua parte, come la marina, che ha ricevuto ingenti fondi e che sta preparandosi a varare delle portaerei. Alla vigilia del viaggio a Pechino di Barack Obama, si segnala una crescente insoddisfazione per la leggerezza con la quale la sua amministrazione affronta il pericolo cinese. Il 21 ottobre scorso, a Seoul, parlando a dei giornalisti, il comandante in capo delle forze americane nel Pacifico, il contrammiraglio Robert F. Willard, si è lasciato scappare delle parole che son passate inosservate ai più, ma che hanno stupito i veri esperti presenti. Ha detto: “Obietterei che, più o meno, durante il decennio passato, ogni anno la Cina ha superato le nostre stime di intelligence circa le loro capacità belliche. In quel campo sono cresciuti a un tasso senza precedenti.”
In pratica, con molto tatto, ha accusato i servizi americani e, di riflesso, anche i politici, di aver sotto-stimato la crescita di questa tirannia nucleare. Questo genere di affermazioni sono rare a Washington, soprattutto quando c’è di mezzo un importante partner economico, ma lasceranno certamente il segno, dato che questo ufficiale è stimato per la sua competenza e per la sua aderenza ai fatti. Resta da chiederci cosa effettivamente intendeva dire. Le informazioni che gli sono arrivate sulla sua scrivania e su quella dei suoi predecessori erano sbagliate? Di quanto? Del 10 o del 30 per cento? Lui da chi lo ha saputo e cosa intendeva dire di preciso? Forse gli Americani stanno ripetendo gli errori commessi con l’Urss negli anni settanta e ottanta. Una volta dissolto l’impero del male, gli esperti scoprirono di aver sottostimato in maniera grossolana i loro armamenti: nell’ordine del duecento e del trecento per cento.
Ritornando alle affermazioni spaziali del generale Xu Qiliang, che citavamo in apertura, è chiaro a tutti dove, prima di tutto, intendono puntare l’occhio dei loro satelliti spaziali e inquadrare i bersagli da colpire con i loro missili. Taiwan. Per il momento le acque dello stretto sono calme e regna una relativa armonia fra i due Paesi, grazie all’abilità diplomatica del presidente Ma Ying-jeou, il quale deve aver capito che, in caso di pericolo, difficilmente l’attuale amministrazione americana li soccorrerà. Infatti, i segnali che si sono visti di recente al Congresso puntano in questa direzione. Una lotta sotterranea è in corso fra chi vorrebbe continuare a vendere armi a Taiwan e chi, rispondendo alle minacce cinesi, vorrebbe sospenderle. Un contratto da 6,5 miliardi di dollari per la vendita di caccia F16 è ad alto rischio. Nel luglio scorso, durante il suo ultimo viaggio a Pechino, il segretario di Stato Hillary Clinton era stata avvisata di cancellarlo, se vuol mantenere delle buone relazioni con la Cina. Nel frattempo i Cinesi continuano a puntare i propri missili a corto raggio contro a Taiwan. Per questo motivo il continuare a vendergli armi, mantenendo un equilibrio, paradossalmente diventa un fattore di pace e non di guerra. Si calcola che la Cina abbia da 1.050 a 1.150 missili puntati contro di loro e ne aggiunge 100 ogni anno che passa. Non solo, ma li sta rinnovando, aumentando la loro precisione, che è vitale per il loro impiego. L’accuratezza di missili dispiegati cinque anni fa era di circa 300 metri, mentre i nuovi modelli avrebbero una precisione di 5 metri. Questa precisione consentirà alle forze armate cinesi di colpire tutti i loro aeroporti e gli hangar, neutralizzandoli nel giro di un’ora e trasformando questa isola di democrazia in un’anatra dalle ali tarpate. Questa è una situazione esplosiva, che potrebbe sfuggire di mano in momenti di tensione. La Cina potrebbe agevolmente vincere militarmente, ma cadrebbe poi travolta da un’ondata di indignazione popolare provocata dal suo barbaro gesto.

Angelo Paratico

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