I trovatelli delle schiave tartare a Firenze

Questo è uno dei testi che ho utilizzato per le mie ricerche, che hanno poi portato al libro attualmente in edicola, pubblicato da Gingko Editore, relativo alla madre di Leonardo Da Vinci e alle sue origini orientali.

Il libro della studiosa nipponica Tomoko Takahashi Il Rinascimento dei Trovatelli. Il brefotrofio, la città e le campagne nella Toscana del XV secolo Edizioni di Storia e Letteratura, Roma, 2003 fu originariamente pubblicato in inglese dalla University Press of Nagoya, nell’anno 2000, come The Renaissance of Foundlings. The Orphanage, City and Countryside in Tuscany during the Fifteen Century.

Questo è uno studio molto serio, e il frutto di approfondite ricerche a livello archivistico, ma non solo, Tomoko Takahashi ha incrociati i propri dati con tutte le altre fonti già pubblicate sull’argomento.

Si tratta di un testo dedicato alle migliaia di neonati abbandonati a Firenze in un quarantennio, nella metà del XV secolo. Vi vengono analizzati tutti i dati disponibili su questi orfani: di chi erano figli? I motivi del loro abbandono? Il numero di coloro che morivano? Chi li adottava e la loro professione? Chi erano le balie?
Tale studio si basa in particolare sui ricchi archivi dell’Ospedale degli Innocenti a Firenze, pur mantenendo uno sguardo su altri brefotrofi toscani.

Un gran numero di questi gettatelli come li chiamavano in Toscana, erano figli di schiave, certamente abusate dai propri padroni. Si veda la tabella qui sotto, relativa al 1445 – 1485, ovvero relativo a un periodo durante il quale, dopo la caduta di Costantinopoli, il numero di tartare era comunque declinato fortemente.

Infatti il periodo di maggiore importazione di tartare – tutte le estremo orientali venivano definite tartare e solo in pochi casi appare il termine kathaie ovvero cinesi – coincide con l’arrivo della peste nera (1347-48) che dimezzò la popolazione italiana.
Secondo la Takahashi il massimo picco di gettatelli figli di schiave lo si raggiunse verso la metà del Quattrocento. E per molte delle madri di questi bimbi esiste la notazione “la madre venne di Vinegia” confermando appunto la loro origine levantina e, in certi casi, collegabile alla Via della Seta, che aveva uno dei sue stazioni a Tana, in Crimea.

 

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