Il falso ritratto di Leonardo, immaginato come Platone, dipinto da Raffaello

Tutte le guide turistiche del mondo amano raccontare belle storie alle persone che accompagnano, per attrarre la loro simpatia e le loro mance.
I turisti che ammirano il capolavoro giovanile di Raffaello Sanzio noto come “La Scuola d’Atene” si sentono dire che accanto a Aristotele sta Platone e che Raffaello prese Leonardo Da Vinci come modello.

La Scuola di Atene è un grande affresco che fu dipinto dal 1509 e il 1510. Il Papa Giulio II della Rovere scelse alcune stanze nel Vaticano e le fece affrescate ai migliori artisti sul mercato.
Nella stanza del palazzo nota come Stanza della Segnatura – il Tribunale della “Segnatura Gratiae et Iustiae” – Raffaello esegue quattro affreschi.
Passando davanti a questo capolavoro sentiremo dire dalle guide: “Potete notare che alcuni personaggi sono disposti su una linea ipotetica orizzontale alla fine di una scala, mentre altri sono disposti in piccoli gruppi, in primo piano. L’artista dona ai personaggi dell’antichità le sembianze di artisti suoi contemporanei, come una sorta di continuità del pensiero, per ribadire la nuova e orgogliosa affermazione che hanno ottenuto gli artisti moderni. Per esempio, possiamo vedere al centro, il filosofo greco Platone rappresentato con le sembianze di Leonardo da Vinci che parla con un altro grande filosofo dell’antichità, Aristotele. In basso, da solo e seduto sui gradini, intento a scrivere, appoggiato ad un blocco di marmo vediamo un altro grande dell’antichità, Eraclito con il viso di Michelangelo Buonarroti. Alcuni studiosi d’arte affermano che questo personaggio sia stato inserito da Raffaello dopo, verso il 1511-12 come una sorta di riconoscimento verso l’autore della Cappella Sistina di Michelangelo, che poi eseguirà anche il Giudizio Universale nella parete centrale dell’altare. Davanti a Lui possiamo vedere un altro grande artista e architetto del Cinquecento. Si tratta del Bramante, intento a tracciare un cerchio con un compasso mentre altri lo guardano ammirati”.

Erma di Platone. Copia romana da statua greca della fine del IV secolo Musei Vaticani.

Passino il Bramante (del quale si vede solo la pelata) e il Buonarroti (non capisco che c’entra con il filosofo Eraclito) che Raffaello aveva sotto agli occhi tutti i giorni a Roma, ma la figura centrale di Platone nulla ha a che vedere con Leonardo Da Vinci, che nel 1509 aveva 57 anni, viveva a Milano, non era stempiato e, forse, ancora non teneva la barba lunga.
Il punto è che quella figura ricorda il celebre disegno del ‘vecchione’ custodita a Torino e riapparsa nei primi anni del 800 e che, contrariamente a quanto molti credono, non è affatto un autoritratto ma uno studio per qualche altra opera che Leonardo aveva in mente di realizzare.

Busto di Platone, copia del I secolo da originale greco del IV secolo, Musei Vaticani.

Dunque, dove prese quel viso di Platone il nostro Raffaello? Semplice, nei musei Vaticani esistono varie erme e busti di marmo rappresentanti il grande filosofo greco – ne riporto un paio qui – ed è evidente che Raffaello s’ispirò a quelli.

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