Il Tempo della Svastica di Luciano & Simonetta Garibaldi

 

Pubblicato il 28 Giugno 2014 da Dino Messina sul blog del Corriere della Sera, intitolato  La nostra storia

 

La copertina del libro di Luciano e Simonetta Garibaldi pubblicato dalla De Agostini

Luciano Garibaldi e sua figlia Simonetta hanno scritto una biografia di Adolf Hitler, uscita presso l’editore De Agostini di Novara. Il titolo del libro è: “Il Tempo della Svastica” ed è stato pubblicato contemporaneamente in lingua inglese, sotto al titolo di “Evolution of a Dictator” presso la White Star Publishers, facente sempre parte del gruppo De Agostini.
Casualmente l’ho scoperto a Hong Kong, presso alla libreria Swindon di Pacific Place, nella sua versione in lingua inglese e l’ho acquistato. La globalizzazione per quanto riguarda la distribuzione dei libri sta funzionando a meraviglia
Conosco bene Luciano Garibaldi ma non mi aveva segnalato questa sua ultima opera. Gli ho subito mandato una mail, congratulandomi e dicendogli che avrei subito cominciato a leggerlo. Mi ha risposto ringraziandomi e ha poi aggiunto che lo stesso libro sta per essere pubblicato anche in Francia e in Romania.
Luciano Garibaldi non è quello che si dice un topo d’archivio, perché ha lavorato come giornalista investigativo per tutta la sua vita (è nato nel 1937). Molti sono i suoi libri di alta caratura pubblicati, alcuni sono già stati sceneggiati per la televisione, basti ricordare “Nella prigione delle Brigate Rosse” scritto con Mario Sossi e “Mio Marito il Commissario Calabresi” scritto con la vedova del protagonista.
Per quanto riguarda il secondo conflitto mondiale ha intervistato a più riprese vari personaggi che vi hanno partecipato da protagonisti, come Karl Wolff, l’ex comandante delle Waffen SS in Italia e che, dietro lauto compenso, non mancava mai di tirar fuori qualche telegramma originale o qualche intercettazione telefonica fatta a Benito Mussolini a Gargnano. Documenti con i quali ci si poteva costruire uno scoop che moltiplicava le tirature di una rivista o di un quotidiano. Garibaldi lo ricorda come una miniera inesauribile di documenti inediti, come del resto inesauribile era la sua sete di denaro. Intervistò Eugen Gerstenmier, ex presidente del Bundenstag e fra i pochi superstiti della congiura del 20 luglio 1944 contro Hitler; Inge Scholl, la sorella di Sophie Scholl, l’eroina della Rosa Bianca, finita ghigliottinata assieme a suoi giovani compagni per aver fatto propaganda pacifista e poi vari ufficiali nazisti che erano stati in contatto con il dittatore nazista.
La cosa che esteticamente attrae maggiormente in questo libro è il fatto che ha una copertina rigida con la sovraccoperta, un fatto ormai raro per opere storiche pubblicate in Italia e, tutto sommato, un indicatore indiretto del degrado morale attraversato dal nostro Paese. I nostri libri sono ormai oggetti usa e getta, prodotti con carta acida ed economica, subito ingialliti e sbriciolati, con copertine cartacee e leggerissime, libri fatti per massimizzare il profitto a discapito della qualità e della permanenza.
Il secondo punto esteticamente pregevole di questo libro è la qualità delle foto, molto nitide, tirate su carta pesante e opaca, che ne esaltano l’intrinseca profondità. Alcune, poi, non le avevo mai viste prima d’ora e credo siano inedite. Qui si vede indubbiamente la mano della De Agostini che in fatto a qualità delle immagini non prende lezioni da nessuno. Quasi incredibile a dirsi, eppure il libro è fornito d’un indice e di un sommario con i nomi dei maggiori studiosi del nazismo, con le loro opinioni espresse in pillole.
Garibaldi inizia con uno studio sugli anni giovanili di Adolf Hitler, sia come artista mancato che come combattente nella prima guerra mondiale. L’immagine di Hitler eroico soldato portaordini è stata recentemente incrinata dalla storiografia tedesca. Pare che egli sia stato in realtà un piccolo imboscato. Li chiamavano ‘topi’ i soldati tedeschi di prima linea. Prima sfuggì alla chiamata di leva in Austria, arrestato in Germania e rispedito indietro, fu scartato, tornò in Germania e fu arruolato come portaordini nell’esercito tedesco. Riuscì poi a farsi dare una croce di guerra di prima classe (dopo una di seconda classe) che non gli sarebbe spettata, blandendo e corteggiando il proprio ufficiale superiore, Ugo Gutman (un ebreo che morirà nel 1962 negli Stati Uniti) e inventandosi di aver fatto da solo prigioniero ben 16 soldati francesi. Raccontò questa storia appunto per coprire il fatto che a un portaordini non si poteva dare una croce di guerra di prima classe. Viene analizzato il suo ‘Mein Kampf’ e la storia dell’Olocausto, e quest’ultima parte, a mio giudizio, è la migliore di tutta l’opera. Quella del razzismo viscerale di Adolf Hitler è una questione dolorosa da spiegare, difficile e spinosa, ma che gli autori di questo libro riescono a trattare con obiettività, con una grande umanità e dimostrando che tutto il suo programma di sterminio era già scritto nel suo delirante memoriale, il ‘Mein Kampf’.
La lettura è scorrevole, punteggiata di dettagli curiosi e poco conosciuti al grande pubblico, come un Adolf Hitler che prima di inghiottire la fiala di cianuro nel suo bunker, sotto a un quadro di Federico il Grande, tira fuori una foto di sua madre e gli dà un ultimo sguardo prima di suicidarsi. Questi sono piccoli fatti che ci danno la misura di come un orrendo personaggio come Hitler sia ancora in grado di attrarre e repellere allo stesso tempo, come un grosso serpente che lentamente si srotola in una radura e poi ci fissa.
Si tratta di un libro onesto, breve, essenziale, pur nella precisione dei richiami e delle fonti, fatto per essere letto velocemente. Lo vedo come un’opera da offrire ai nostri giovani, per via della sua obiettività e della sua scorrevolezza, che li potrà avvicinare allo studio della storia contemporanea.

Angelo Paratico

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