Indro Montanelli e il suo incontro con il doppelgänger di Adolf Hitler

Gustav Weler?
Gustav Weler?

Indro Montanelli, nome completo Cilindro Alessandro Raffaello Schizògene Montanelli (1909 – 2001), è stato un grande giornalista, saggista e commediografo.
Fu però un giornalista della vecchia scuola che, come dicono gli anglosassoni, non consentono alla verità di mettersi di traverso a una bella storia
Fra le bugie propedeutiche di cui è accusato c’è quella di aver raccontato una ‘strana ‘intervista’ fatta ad Adolf Hitler, il 1 settembre 1939, presso il Corridoio di Danzica.
Indro scrisse di essersi appartato per un bisogno personale fra i cespugli, quando da una strada secondaria vide passare su un blindato tedesco con il Fuhrer che spuntava fuori dalla torretta. Quello chiede chi è quello spilungone con l’impermeabile. Gli dicono che è un giornalista italiano. Allora salta giù e gli va incontro, cominciando a sbraitargli in faccia, in tedesco, senza che Montanelli, che pure conosceva il tedesco, capisca alcunché. Dopodiché risalì sul carro e se ne andò via.
Massimo Fini scrisse un bellissimo articolo raccontando di un pranzo con il novantenne Montanelli in un ristorante di Milano durante il quale questa storia rifece capolino:

Poco dopo, proseguendo la conversazione, Indro si vantò di aver intervistato tutti i personaggi importanti della sua epoca. «Mi mancano solo Stalin e Mao». E io, malignamente: «Però Malaparte li ha intervistati». Al che Indro disse immediatamente che non era vero. «Ma io quelle interviste le ho lette» replicai.
«Se l’è inventate» troncò lui.
Passò qualche minuto, eravamo ormai al caffè, e Indro dichiarò di aver intervistato Adolf Hitler. E cominciò uno stupefacente racconto. Il giorno, secondo certi calcoli, dell’invasione della Polonia lui, Montanelli, si trovava, unico giornalista italiano in mezzo ad altri colleghi stranieri, su un certo ponte di una certa città dove sarebbe dovuto passare necessariamente il comando tedesco. E infatti arrivano. Hitler è in piedi su un carro armato vestito da soldato semplice, decorato della sola croce di ferro (e questo, credo, è il solo particolare veritiero del racconto), vede Montanelli, scende dal blindato e punta dritto proprio su di lui. La ragione di questo singolare comportamento risiederebbe, secondo Montanelli, nel fatto che in quel momento il Fuhrer sperava ancora in un intervento dell’Italia a fianco della Germania e quindi gli serviva un giornalista italiano per lanciare un messaggio a Mussolini. «Naturalmente fu un monologo» si schermì con noi Indro, rifacendo la voce abbaiante di Hitler.
«Io non riuscii a piazzare nemmeno una parola. Dopo venti minuti di arringa Hitler girò i tacchi e risalì sul carro armato».
Naturalmente restava da spiegare come mai questa eccezionale intervista, sia pur monologante, non fosse mai uscita. Montanelli raccontò che ci fu un intervento del ministero della Propaganda tedesco sul Minculpop -le interviste al supremo Führer del Terzo Reich erano infatti proibitissime -per cui non se ne fece nulla.

Massimo Fini termina l’articolo concludendo bonariamente:

E forse il segreto della sua straordinaria vitalità e freschezza sta proprio in questo miscuglio di infantilismo e di narcisismo. Noi siamo dei bambini invecchiati, Montanelli è un vecchio bambino.

Ciò che Massimo Fini ignorava è che assieme a Montanelli stavano lo scultore Arno Breker e l’architetto Albert Speer, il quale poi confermò, nel 1979, la veridicità di quello strano incontro. Eppure Adolf Hitler stava a Berlino in quei giorni, chi fu dunque quel personaggio che Montanelli, per così dire, intervistò?

Era sicuramente una controfigura, un doppelgänger, o un kagemusha come dicono in Giappone.
Si dice che di questi doppi Adolf Hitler ne avesse a disposizione più d’uno. Zarah Leander, un’amica e cantante favorita del Führer, confidò a Leni Riefensthal che:

Sì, Hitler aveva dei doppi, anche Eva Braun aveva la sua controfigura, non esistono dubbi in proposito.

Conosciamo il nome di una di queste controfigure del dittatore tedesco, si chiamava, Gustav Weler (o Webber) e si dice che sia stato ucciso dalla SS e il suo corpo fatto trovare ai soldati russi a Berlino, con una pallottola nella fronte. Il suo corpo fu portato a Mosca e seppellito nel recinto della prigione di Lefortovo.

Esiste un filmato russo che ce lo mostra nel giardino della Cancelleria:

https://www.youtube.com/watch?v=fHA8wnuUaQQ

Ma quel cadavere era davvero di Gustav Weler? Secondo il chirurgo e scrittore britannico W. Hugh Thomas, autore del libro Doppelgangers uscito nel 1996, Gustav Weler era ancora vivo alla fine della Guerra e fu intervistato da una commissione Alleata per stabilire il fato di Adolf Hitler. Dunque, quello cadavere fatto trovare ai russi era di un ulteriore doppio.

Queste controfigure erano state istruite a imitare la voce e i gesti di Hitler e lo scrittore e storico Nicholas Kinsey aggiunge che addirittura arrivarono al punto di operare la loro spina dorsale, per replicare le cicatrici rimaste su quella di Hitler e causate da ferite ricevute durante la I Guerra Mondiale.

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