Mario Traverso alla carica di Isbuschenskij

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Mario Traverso è morto il 4 gennaio 2011. Aveva 94 anni, era di Napoli e si era laureato nel 1939 in economia presso l’università di Bari. Durante la guerra servì come ufficiale nel Savoia cavalleria. Sulla stampa italiana nessuno s’è accorto della sua scomparsa, mentre sul londinese The Telegraph (http://www.telegraph.co.uk/news/obituaries/8334018/Mario-Traverso.html#) gli hanno dedicato mezza pagina, con tanto di foto. Facile capire i motivi del loro interesse: la sua storia bellica ricorda molto la celebre carica guidata da Lord Raglan a Balaclava, nel 1854, durante la guerra di Crimea.

Il momento decisivo della sua vita arrivò mentre stava in Russia, la sera del 23 agosto 1942. Delle staffette scorsero un gruppo di duemila soldati sovietici armati di mitragliatrici e di mortai che si stavano attestando sul fiume Don. Il comandante del Savoia cavalleria – forte di seicento cavalli proprio come la brigata leggera a Balaclava – era il conte Alessandro Bettoni. Un campione olimpico, vincitore di due medaglie d’oro e un personaggio pittoresco, ma gran signore, con tanto di monocolo. Ordinò di prender posizione difensiva e poi cenò con i suoi ufficiali, tirando fuori il servizio d’argento e indossando le uniformi di gala. Il mattino successivo ordinò ai suoi uomini di prepararsi ad attaccare. Gli ufficiali si annodarono al collo le sciarpe rosse e infilarono i guanti bianchi, prima di montare in groppa ai loro magnifici animali. Traverso comandava l’avanguardia in quella assolata piana coperta di girasoli che stava davanti a Isbuschenskij. Partirono al passo, poi al trotto e infine arrivò il comando: “Sguainare le sciabole. Attacco!”

Fu un’azione da manuale. Lo squadrone di Traverso, dopo aver passato la linea tenuta dai sovietici, tagliò a sinistra per prenderli da dietro, lanciando bombe a mano. Non appena completarono quella manovra, Bettoni scagliò il resto dei suoi cavalieri in avanti, in un attacco frontale che sgretolò la resistenza nemica: “Magnifico” mormorò un ufficiale tedesco “Noi queste cose non le sappiamo più fare!”
Un’esclamazione che ricorda un po’  quella del maresciallo francese Pierre Bosquet a Balaclava: “C’est magnifique, mais ce n’est pas la guerre!” Infatti quelle manovre non le sapevano fare perché non servivano più a nulla. Quella fu l’ultima vera carica di cavalleria che chiuse un ciclo lungo seimila anni.

Dopo la guerra, Mario Traverso si concentrò nel settore dei tessuti di moda, soprattutto nella maglieria, un settore che conosceva bene perché era stata l’attività dei suoi parenti materni. Divenne fornitore di ditte prestigiose, come Dior, Givenchy, Balenciaga e Balmain. Poi, fiutando l’aria negativa che tirava in Italia, si trasferì all’estero, come Guillet e lavorò come consulente nel settore delle fibre sintetiche per le maggiori ditte del mondo: negli Stati Uniti, in Gran Bretagna e in Australia, restando attivo sino al 2003. Tenne in casa per molti anni la bandiera di guerra del Savoia cavalleria, che aveva raccolto da un suo camerata caduto e poi la donò al museo del reggimento. Una loro delegazione era presente al funerale e quella bandiera l’avevano deposta sulla sua bara prima della messa.

 

3 commenti su “Mario Traverso alla carica di Isbuschenskij”

  1. Bellissimo episodio! Giustissimo ricordare queste cose e questo eroismo ‘fuori moda’, Angelo. Finiva un’epoca in guanti bianchi e tante illusioni. Una domanda: ma l’ordine di attacco non era ‘Savoia, avanti!’? Mi ero sempre chiesto perche’ ci si richiamasse ai Savoia e non all’Italia.

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  2. Tutti questi particolari spiegano perch io abbia sentito il bisogno di rintracciare i reduci della carica e di ottenere da costoro i diari manoscritti, che molti avevano conservato, il materiale fotografico inedito e preziosissimo che era loro rimasto e una serie di interviste che ho registrato su nastro e che spesso, nel libro, cito fedelmente. Tutto ci che avvenne prima della carica ha, storicamente, un valore eguale e forse superiore a quello dello stesso episodio di Isbuscenskij.

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