Cangrande, Dante e il ruolo delle stelle

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Nessuna persona colta al tempo di Dante dubitava dell’influenza degli “astri” sull’uomo e sulla materia in genere e per questo l’Astrologia era una scienza che veniva insegnata nelle Università. Avrebbe allora potuto un vaticinio astrologico influenzare una famiglia come i Della Scala di Verona, già potente localmente ed emergente nella Lombardia d’allora, a tal punto da pianificare per il figlio più giovane e promettente un progetto ambizioso di espansione territoriale? Un’espansione che avrebbe potuto in seguito assumere le proporzioni di un Regno?

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Descrizione

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Nessuna persona colta al tempo di Dante dubitava dell’influenza degli “astri” sull’uomo e sulla materia in genere e per questo l’Astrologia era una scienza che veniva insegnata nelle Università. Avrebbe allora potuto un vaticinio astrologico influenzare una famiglia come i Della Scala di Verona, già potente localmente ed emergente nella Lombardia d’allora, a tal punto da pianificare per il figlio più giovane e promettente un progetto ambizioso di espansione territoriale? Un’espansione che avrebbe potuto in seguito assumere le proporzioni di un Regno?

O forse la profezia forniva ad Alberto della Scala, il padre di Cangrande, la conferma delle stelle di un’idea che già egli cullava e che avrebbe potuto realizzarsi solo se dalle stelle ne avesse avuto la consacrazione? Se cioè quel piano avesse avuto un uomo capace di realizzarlo?

Si spiegherebbe così l’insolita determinazione di Cangrande (“in non curar d’argento né d’affanni”) nel realizzare il suo grande progetto.

E potrebbe Dante Alighieri aver conosciuto il vaticinio ed il progetto in occasione del suo “primo rifugio e primo ostello”, ossia della sua prima venuta a Verona? E qualche anno più tardi, una volta constatato che questo progetto non era stato frutto solo di brama di potere ma aveva una natura etica, potrebbe averlo spinto a scegliere di nuovo Verona per seguire da vicino i passi di colui che come Enrico VII pareva essere “l’uomo della Provvidenza”?

L’autore prova a dimostrare tutto ciò. Propone, soprattutto, l’esistenza di questo vaticinio e la reale possibilità che esistesse un oroscopo oggi perduto. Avanza infine la suggestiva ipotesi che Cangrande si sentisse per questo davvero un predestinato dalle stelle e che proprio questa consapevolezza gli avrebbe dato l’energia necessaria al raggiungimento del suo fine.

 

L’Autore

Maurizio Brunelli vive a Verona, si è laureato in lettere moderne all’Università di Padova ed è storico medievalista per passione. Da oltre un trentennio si occupa di storia scaligera con particolare attenzione alla figura di Cangrande I della Scala.

Ha pubblicato nella collana di Studi Storici Veronesi Luigi Simeoni (1985)“La casa di Alberto e la prima dimora di Cangrande”e “Affreschi inediti nei palazzi scaligeri”; in Civiltà Veronese, a.II, 1985 “Un importante ritrovamento sul castello di Montorio”; con A. Volpi ha tradotto, curato e pubblicato nel 1992 per conto della Provincia di Verona la biografia “Cangrande I della Scala” dello storico tedesco Hans Spangenberg (Berlin, 2 volumi, 1892-1895); ha pubblicato nel 2013 per i tipi della Bastogi Editrice Italiana il romanzo storico “Cangrande I della Scala. Il sogno di un principe cortese” e, in nuova edizione, nel 2016, per la Bastogi Libri; ha curato nel 2018, per conto della Fondazione Barbieri di Verona, la traduzione degli “Statuti di Cangrande del 1327”. E’ stato cancelliere presso il Tribunale di Verona e per molti anni presidente della locale sezione di Archeoclub d’Italia.

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