Pilota di Stuka

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di Hans Rudel

Come spesso accade durante una guerra, in particolare nelle forze aeree, spesso si sentono fare i nomi dei piloti sul fronte opposto. Ma, incontrarli in seguito, è raro. Alla fine di questa guerra alcuni di noi hanno avuto l’opportunità d’incontrare vari famosi piloti dell’aeronautica militare tedesca, che fino ad allora erano stati, appunto, solo dei nomi per noi. Ora, 7 anni dopo, alcuni dei nomi mi sfuggono, ma ricordo bene Galland, Rudel e un pilota tedesco della caccia notturna di nome Mayer.

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Descrizione

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Come spesso accade durante una guerra, in particolare nelle forze aeree, spesso si sentono fare i nomi dei piloti sul fronte opposto. Ma, incontrarli in seguito, è raro. Alla fine di questa guerra alcuni di noi hanno avuto l’opportunità d’incontrare vari famosi piloti dell’aeronautica militare tedesca, che fino ad allora erano stati, appunto, solo dei nomi per noi. Ora, 7 anni dopo, alcuni dei nomi mi sfuggono, ma ricordo bene Galland, Rudel e un pilota tedesco della caccia notturna di nome Mayer.

Visitando il Central Fighter Establishment a Tangmere, nel giugno del 1945, per un paio di giorni e incontrando alcuni dei loro omologhi della Royal Air Force siamo stati in grado di scambiare opinioni su tattiche aeree e sugli aerei, sempre un argomento coinvolgente per noi piloti. Una coincidenza che ha divertito tutti noi, se posso essere scusato per questo aneddoto, si è verificato quando Mayer stava parlando con il nostro celebre pilota da caccia Brance Burbidge, il quale scoprì che Brance lo aveva abbattuto sul proprio aeroporto una notte mentre stava girando in attesa dell’opportunità buona per atterrare. Essendo stato prigioniero in Germania per la gran parte della guerra, avevo sentito parlare di Hans Ulrich Rudel. Le sue gesta sul fronte orientale con il suo bombardiere in picchiata sono state di tanto in tanto pubblicizzate dalla stampa tedesca. Fu quindi con grande interesse che gli parlai quando arrivò nel giugno 1945.

Non molto tempo prima del suo arrivo, Rudel aveva perso un arto proprio sotto al ginocchio, come descrive in questo libro. All’epoca di questa visita, il grande pilota della R.A.F., Dick Atcherley, era il comandante a Tangmere. Altri che stavano lì erano Frank Carey, Bob Tuck (che era stato prigioniero di guerra in Germania con me), “Razz” Berry, Hawk Wells e Roland Beamont (ora capo collaudatore alla English Electric). Tutti noi abbiamo sentito la necessità di cercare di ottenere una gamba artificiale per Rudel. Ci è spiacque molto perché non fummo in grado di procurargliene una, giacché, nonostante l’ingessatura e le misure necessarie, si scoprì che la sua amputazione era troppo recente per la realizzazione e il montaggio d’una gamba artificiale e, dunque, fummo costretti, con riluttanza, a rinunciare alla nostra idea. Credo che noi tutti leggiamo con maggiore interesse un’autobiografia scritta da una persona che abbiamo incontrato, anche solo per poco tempo, rispetto a quella scritta da uno sconosciuto.

Questo libro di Rudel è un resoconto di prima mano della sua vita nelle forze aeree tedesche per tutta la guerra, soprattutto a est. Non sono d’accordo con alcune delle conclusioni che egli trae, né con alcune delle sue riflessioni. Dopo tutto, io mi trovavo dall’altra parte. Il libro non è ampio nella sua visione, perché è limitato alle attività d’un uomo – e di un uomo coraggioso – il quale condusse la guerra con singolare determinazione. Tuttavia, egli getta una luce interessante sui suoi nemici sul fronte orientale, ossia i piloti dell’aeronautica militare russa. Questa è forse la parte più interessante dell’intero libro. Sono felice di aver potuto scrivere questa breve prefazione al libro di Rudel, dal momento che anche se l’ho incontrato solo per un paio di giorni, egli è, a tutti gli effetti, un gentiluomo e gli auguro buona fortuna. Colonnello Douglas Bader, D.S.O., D.F.C.

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