Mao Zedong moriva 40 anni fa

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Il 9 settembre 1976, 40 anni fa, moriva il presidente cinese Mao Zedong. Aveva 82 anni ed era da tempo malato. Pur credendosi immortale, come gli antichi imperatori cinesi, pure lui dovette rendere l’anima al creatore. Tutto sommato morì troppo vecchio, giacché da almeno tre decenni s’era trasformato nel monumento di sé stesso, impegnato a strangolare nella culla i suoi futuri avversari. Se fosse morto a 50 anni, oggi lo ricorderemmo come un brillante, seppur spietato, poeta, stratega e rivoluzionario.
Il 1976 fu nefasto un po’ in tutto il mondo. L’8 gennaio morì il premier Zhou Enlai, al quale Mao aveva impedito di curarsi. Il 5 aprile fu tentata una sua commemorazione in piazza Tienanmen, ma la polizia arrestò e fece sparire un centinaio di dimostranti e bastonò gli altri. Il 29 marzo il generale Jorge Videla prese il potere in Argentina. Il 6 maggio si ebbe il terremoto in Friuli e il 28 luglio quello di Tangshan, in Cina, un cataclisma che uccise 650.000 persone.
La morte di Mao segnò la fine d’un incubo per i cinesi. La fine del decennio segnato da un movimento anarchico noto come ‘La Rivoluzione Culturale’ che lui aveva lanciato per mantenersi al potere, dopo il suo disastroso ‘Grande Balzo in Avanti’ che provocò la morte per fame di 50-70 milioni di cittadini. Pur di evitare lo sgretolamento della propria granitica immagine e venire spodestato, permise dieci anni di caos e di violenze, che provocarono un numero inimmaginabile di morti, distruzioni e di sofferenze. Subito dopo la sua morte, Deng Xiaoping si sbarazzò della sua diabolica vedova, Jiang Qing e spostò il timone del partito verso il centro.
Il partito comunista cinese e il presidente Xi Jinping – il cui padre, Xi Zhongxun, viceministro e responsabile della propaganda, fu da Mao imprigionato e perseguitato – hanno ammesso che una parte delle sue decisioni furono errate e nefaste, ma anche che una parte di queste furono giuste e opportune. Comunque, qui dobbiamo far notare che in Cina un’aperta discussione su di lui, ancora non è possibile, né permessa. Infatti, agli alti dirigenti del partito comunista cinese non conviene segare il ramo sul quale siedono e, perciò, le foto del Grande Timoniere sono ancor oggi ubique in Cina, a partire dalle banconote.

L’immagine di Mao Zedong è stata variamente interpretata in Occidente e, salvo rarissime eccezioni, fraintesa dai nostri intellettuali che ebbero la fortuna di visitare quel Paese; solo per citarne alcuni: Curzio Malaparte, Moravia, la Macciocchi, Parise, Antonioni e via dicendo. Un intellettuale francese che ebbe un grosso peso nella creazione del mito maoista in Italia, grazie alla sua largamente immeritata fama, fu André Malraux, il quale nel 1965 fece storia con una sua intervista a Mao, che fu pubblicata in tutto il mondo. Io stesso ne serbo un vivissimo ricordo, pur essendo stato solo un bambino, che lessi a casa sul Corriere della Sera. Oggi però sappiamo che per metà se la inventò e per metà fraintese quanto Mao gli stava dicendo, lo sappiamo per certo, perché esiste negli archivi cinesi la trascrizione delle parole di Mao in cinese fatta dall’interprete e questa collima, verbatim, con la trascrizione lasciata dall’interprete francese. Addirittura Malraux non si limitò a mentire ma bucò la più grande notizia datagli da Mao, un vero e proprio scoop: gli disse che intendeva lanciare la Rivoluzione Culturale!
Un altro famoso malinteso lo si deve a Edgar Snow, spesso citato da Indro Montanelli, il quale pensava di conoscere abbastanza il cinese da non aver bisogno l’interprete e quando Mao descrisse sé stesso come ‘un monaco solitario che cammina nella pioggia con un ombrello bucato’ egli non riconobbe la battuta e interpretò quella frase come un segno della sua umiltà, quando in realtà significava il contrario: “Nulla per me è sacro e non accetto alcuna legge.”

Mao Zedong nacque in una famiglia di agiati proprietari terrieri, ma odiava il padre, un prepotente che lo maltrattava assieme ai suoi fratelli. Si ribellò quando questo, a 13 anni lo costrinse a sposare una ragazza di 17 anni, per entrare in possesso delle terre che la sposa portava in dote. Divenne un lettore accanito di libri, sognando di diventare un nuovo George Washington e un Napoleone Bonaparte. A 16 anni abbandonò il villaggio natio di Shaonshan per la città di Dongshan, deve fu oggetto di bullismo da parte dei compagni, per via delle sue origini contadine. Le sue letture divennero più radicali: prima fu un sostenitore di Sun Yatsen e poi cominciò a partecipare a proteste e manifestazioni, leggendo autori marxisti e leninisti. Il resto è storia.

Dunque è tutto da buttare questo Mao Zedong? Come verra’ giudicato dagli storici di qui a cent’anni?

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Quarant’anni fa moriva Mao Zedong