E se i cambiamente climatici dipendessero dal Inner Core della Terra?


“Vogliamo raggiungere emissioni zero entro il 2050. Non possiamo fallire”. Ha affermato Valdis Dombrovskis, durante la sessione plenaria del Parlamento dell’Unione Europea. Questa decisione segnerà l’inizio del Green Deal, che comporterà investimenti per mille miliardi di euro nei prossimi dieci anni. Se davvero questo piano verrà attuato, diverrà un esempio di follia umana senza precedenti.

Un investimento unilaterale e non condiviso in altri Continenti sarà come bruciare banconote, al posto del carbone, per muovere una locomotiva. Inoltre, l’evidenza scientifica che i cambiamenti climatici siano di natura umana, contrariamente a quanto una buona parte dell’opinione pubblica viene indotta a credere, non è un fatto. Prova ne sia che si è raggiunto una forma di ideologizzazione parossistica del dibattito. Chi non crede a questo va distrutto, non contraddetto. Questo dimostra che si tratta più di una religione che di scienza. La povera Greta Thumberg che spesso invoca la parola “scienza” come un mantra tibetano, ci ricorda i tempi delle crociate dei fanciulli, accadute durante il Medioevo per liberare Gerusalemme.

Esistono varie falle nella scientificità di chi sostiene che sia l’emissione di anidride carbonica nell’ambiente a causare un incremento della temperatura terrestre, che a sua volta provocherebbe la crescita dei mari, lo scioglimento dei ghiacciai, la mutazione del clima. Uno dei fattori adottati dagli scienziati che credono a queste teorie è l’analisi di un periodo che va dal tardo medioevo ai giorni nostri. Se invece adottassero un periodo di più di duemila anni potrebbero natare che gli aumenti sono ciclici. Annibale superò le Alpi con gli elefanti perché poté profittare di un inverno straordinariamente caldo.
Una spiegazione di questi cicli millenari potrebbe stare nel fatto che il Sole, nella sua attività, segue cicli all’incirca di mille anni. Dunque, se adotteremo un ciclo di 2000 anni potremo notare le crescite e le decrescite, se invece adotteremo un ciclo di mille anni non vedremo più la ciclicità e immagineremo che questa sia una crescita all’infinito, che ci distruggerà.

Ora vorremmo presentare qui una ipotesi che non è mai stata prima analizzata. Possediamo una discreta conoscenza di ciò che sta sopra alle nostre teste, pianeti, galassie lontane milioni di anni luce, ma conosciamo assai poco di quanto sta sotto ai nostri piedi. La composizione dell’interno del nostro pianeta è frutto di supposizioni, tratte da osservazioni indirette. Renato Cartesio avanzò l’ipotesi che il nucleo fosse fluido con una seconda regione mantellare solida e compatta. Leibniz accettò le tesi di Cartesio circa l’origine della Terra da una stella che si è raffreddata, ma pensava che il nucleo sia freddo e solido. Questa diversa visione del nucleo appare anche nel libro di Jules Verne “Viaggio al Centro della Terra” del 1864.
Grazie a inferenze e a osservazioni in occasione di terremoti possediamo oggi una maggiore sofisticazione. Sappiamo, con relativa sicurezza, che esiste un nocciolo metallico (inner core) e solido, avente un raggio di 1,220 chilometri. La superficie di questa palla interna avrebbe una temperatura di più di 5.000 gradi centigradi. All’esterno di questo nocciolo esisterebbe una parte fluida in rotazione (outer core) che crea il campo magnetico, senza al quale la vita sparirebbe dalla faccia della Terra nel giro di poche settimane.
Dunque, perché non impieghiamo risorse per meglio esplorare il centro del nostro pianeta e studiare una possibile influenza dei suoi cicli su quanto avviene con il clima? Terremoti ed eruzioni vulcaniche non sono causate dall’anidride carbonica che emettiamo, dunque certi cambiamenti, di natura a noi sconosciuta, all’interno del nostro pianeta potrebbero influenzare il clima. Sapendo questo potremmo evitare di sprecare miliardi di euro, che potremmo altrimenti impiegare per migliorare la condizione umana, sviluppare l’industria e la vita nei paesi del Terzo Mondo.