L’assassinio di Ioan Culianu

Culianu, la misteriosa morte di uno storico
3 MARZO 2017 | La Nostra Storia di Dino Messina
di Angelo Paratico

 

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Chi si ricorda di Ioan Petru Culianu e del suo assassinio? Il killer non fu mai individuato, come del resto i mandanti, ed è difficile che in futuro questi verranno individuati. Culianu fu un dissidente rumeno, oltreché uno storico e saggista molto legato alla cultura italiana. Nacque nel 1950 in Romania, in una famiglia della piccola nobiltà Moldava, poi studiò a Bucarest, sviluppando un forte amore per il nostro Rinascimento e sui suoi risvolti mistici e occulti, divenendo in seguito uno specialista di Marsilio Ficino, Pico della Mirandola e Giordano Bruno. Studiò anche il misticismo orientale, i Veda e i testi sacri tibetani, trovando collegamenti fra l’oriente e l’occidente. Le sue opere sono state raccolte in trenta volumi, usciti postumi in Romania, una produzione notevole, non solo per quantità ma anche per qualità, considerando che fu assassinato a 41 anni.
Già al tempo dell’università la “Securitate” rumena aprì una pratica su di lui e fu da loro convocato varie volte per convincerlo a diventare un loro informatore, ma rifiutò. Nel 1971 vinse una borsa di studio per proseguire gli studi presso l’università di Siena, ma le autorità rumene gli negarono il visto. Ritentò con l’università di Perugia e questa volta gli andò bene, ma solo per un corso semestrale. Pur di non rientrare in Romania si presentò alle porte di un monastero, chiedendo di diventare frate: ve lo tennero per tre settimane, dopodiché uscì e arrivato a Roma vi chiese asilo politico. In attesa dell’esame della sua pratica fu dapprima sistemato presso a delle famiglie italiane, ma poi finì in un centro di raccolta profughi vicino a Latina, una sorta di lager e dopo vari mesi di attesa, non vedendo un futuro, si tagliò i polsi. Mentre il sangue scorreva dalle sue vene disse di aver visto una bellissima ragazza bionda, con il viso della Primavera di Botticelli, che lo invitava a seguirlo in una foresta posta dietro di lei, lui si mosse per seguirla ma in quel momento lo trovarono e fu salvato. La bella ragazza avrebbe dovuto attendere qualche anno ancora…
Lo liberarono e poté iscriversi all’Università del Sacro Cuore di Milano, dove conseguì una nuova laurea in Lettere. I suoi insegnanti lo ricordavano bene: studiava con una frenesia incredibile, non prendeva mai note e ricordata tutto. Amava l’Italia, ma l’atmosfera che vi si respirava nel 1976 non era delle migliori e non v’era molta simpatia per chi fuggiva da un paese comunista e poi continuava a criticarlo aspramente. Sapeva di essere nella lista dei bersagli dei servizi segreti di Ceausescu, per via di certi suoi contributi a riviste di dissidenti.
Conobbe a Parigi e poi collaborò con Mircea Eliade, dopodiché gli giunsero varie offerte di lavoro, dall’India, dalla Francia e dall’Olanda e alle fine optò per questo ultimo paese, dove restò sino al 1983, pubblicando vari libri dedicati all’eros, alla magia e all’Asia. Mantenne le sue amicizia Italiane, per citare alcuni nomi: Umberto Eco, Elemire Zolla, Ugo Bianchi, Giampaolo Romanato e tanti altri. Nel 1986 uscì un suo racconto allegorico nello stile di Jonathan Swift che intitolò: “L’intervento degli Zorabi in Jormania” nel quale, con una preveggenza che lascia ancora attoniti, riuscì a divinare la caduta e l’assassinio dei coniugi Ceausescu, avvenuto nel 1989. Scrisse che sarebbero stati giudicati da una falsa corte di giustizia, come in effetti accadde e che poi si sarebbe insediato un governo di comunisti travestiti da democratici. Sua sorella, che ancora viveva in Romania, aveva sposato un noto dissidente, Dan Petrescu, che dopo la morte del “Conducator” divenne brevemente ministro nel governo di Ion Iliescu, che Culianu criticava aspramente.
Nel 1989 era docente di Storia delle Religioni a Chicago, dove s’era trasferito dopo il divorzio dalla sua prima moglie. Culianu sapeva di essere pedinato e pochi giorni prima della morte gli erano entrati in casa e avevano rubato il suo computer. La sua fidanzata americana, Hillary Wiesner, lo descrisse come “L’uomo più amaro e problematico che abbia mai conosciuto.”
L’assassino sorprese Culianu nei bagni della Swift Hall, presso la Divinity School nella Università di Chicago, in un giorno in cui l’università era piena di visitatori per via di una svendita di libri. Era il pomeriggio del 21 maggio 1991 e aveva appena finito di discutere i dettagli di una tesi scritta da un suo studente, Alexander Arguellese. Il killer gli sparò un colpo solo con una Beretta di piccolo calibro, l’arma preferita da James Bond, e la pallottola lo centrò dietro l’orecchio. La polizia non trovò testimoni e neppure l’arma.
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