La leggenda del libro che insegna a falsificare i libri

Il Salone della Cultura si terrà a Milano dal 18-19 gennaio. Questo è un appuntamento molto atteso da editori e, soprattutto, da librerie antiquarie, che avranno una vasta sezione a loro riservata.
Tutto sembrava andare per il meglio, finché non è scoppiata una classica storm in a teacup. Al Salone era prevista la presentazione del libro dell’astronomo Owen Gingerich, che narra il curioso caso del Sidereus Nuncius e in cui si dimostra come la meravigliosa copia autografa di Galileo Galilei, venduta a un antiquario di New York nel 2005, sia in realtà un falso. Si tratterebbe di un falso commissionato da Massimo De Caro, gran saccheggiatore della Biblioteca Girolamini di Napoli e di altre illustri istituzioni, fra le quale la Capitolare di Verona. De Caro è diventato famoso come un novello Conte Libri (il più grande ladro di libri della storia umana).
Improvvisamente, questa presentazione è stata cancellata. Forse per evitare un a faccia a faccia imbarazzante con De Caro? Perché Marino Massimo De Caro ci sarà. Infatti, presenterà un suo libro, intitolato Dieci regole per falsificare i libri prefato nientemeno che da Giuliano Ferrara.
Siamo certi che questo libretto raggiungerà presto un’alta quotazione, diventando una chicca letteraria per gli intenditori e, forse, fra cent’anni una copia verrà falsificata e poi venduta a un ricco mandarino cinese del Honan.

Per far chiarezza chiediamo al celeberrimo “Cacciatore di libri rari”, Simone Berni, che pare assai bene informato, di darci la sua onesta opinione su questo affaire dangereuse che scuote il mondo, già di per sé eccentrico, dei bibliofili.

Berni, ma la sua è una performance artistica?
Sì, esattamente. Ho coinvolto uno dei falsari più famosi dei nostri tempi, De Caro, con cui sono state redatte dieci regole per falsificare i libri. Il progetto ha avuto l’adesione del giornalista e scrittore Giuliano Ferrara, che ha scritto una prefazione polemica e dissacrante. Questo ha completato la parte testuale.
Ma il libro può essere inteso come un manuale del falsario?
Ci sono persone che non leggono i libri (buona parte dei bibliofili, i politici, chi in genere sentenzia…) e pur non leggendoli ritengono di poterne parlare. Noto che è proprio il caso di questo progetto. Quel poco che è trapelato è stato del tutto frainteso. Invito a leggere queste regole, e si noterà che la filosofia di fondo è quella di dare delle norme che servano a chi colleziona, a chi compra e a chi vende. Non c’è nessun altro intento. Un falsario non potrebbe apprendere da esse niente che già non sappia, Non vengono date percentuali e dosaggi, non c’è niente di manualistico. Solo speculazioni filosofiche.

Ma alla fine questo libro esiste fisicamente, o no?
Il libro non doveva esistere fisicamente, anche se a tutti è stato assicurato di sì, da Massimo De Caro a Giuliano Ferrara, per poter ottenere il loro pieno appoggio. Ma nella realtà si doveva arrivare all’atto culminante, il Salone di Milano, dove in un tavolo sarebbe apparsa un’unica copia, con fogli completamente neri. Illeggibile.

Invece, che è successo?
È successo che le notizie sono trapelate, le voci che si sono rincorse, alcuni articoli di giornale hanno creato attesa e scompiglio. Come se un libretto così potesse realmente rappresentare tutti i mali di un mondo, quello delle librerie antiquarie e della compravendita di libri, che è ben altro. A quel punto…

A quel punto?
A quel punto, mi son detto: diamo fisicità al progetto. Volete il libro? Avrete il libro! Ho detto a uno stampatore: su, forza, hai pochi giorni, stampiamolo! Le porteremo poi a Milano.

Quindi, è un libro (fisicamente), ma non è un vero libro?
Esattamente, non è in commercio, non ha prezzo né codice ISBN. È un multiplo d’artista in forma di libro, in 150 pezzi numerati. Un libro sui libri falsi, scritto da un falsario, stampato in un falso luogo di stampa (Amstelodami, come nell’antichità) e con un marchio editoriale (quello di Aldo Manuzio) contraffatto, quindi falso.

L’apoteosi del falso
Proprio così. Un’opera d’arte che rimarrà comunque come documento storico. In un momento, il nostro, dove la bibliofilia si fa delle domande, dove le regole per tutti uguali e l’omologazione di pensiero stanno prendendo il sopravvento. Noi ci lamentiamo della censura del passato. Io da vent’anni mi occupo di libri proibiti, scomparsi, rastrellati. Ho visto tante cose, da Hitler, a Mussolini, a Franco. Ho visto i libri fatti sparire dalla scienza ufficiale, quelli della politica, quelli dalla Santa Inquisizione. Oggi siamo rasi al suolo da una tsunami gigantesca, ma per lo più inavvertita, perché lenta e dolce, che è l’omologazione delle idee.