Dentro il cervello senza dolore

GerosaLIbro

Da anni ho l’onore e il piacere di conoscere Massimo Gerosa, un neurochirurgo conosciuto e stimato in tutto il mondo, essendo vicini di casa, a Verona.
Massimo ha da poco pubblicato un bel libro intitolato “Dentro il cervello senza dolore.”
Conosco alcune delle storie esposte in questo libro, letto oggi tutto d’un fiato, per averle sentite raccontate dall’autore: storie d’imbecillità burocratica, di frustrazioni e di delusioni. Ma vi si trovano esposti anche molti dettagli dei suoi brillanti successi professionali, che si son tradotti in vita – invece che morte – per migliaia dei suoi pazienti. Diamogli ora la parola:

Queste pagine sono state scritte per spiegare, soprattutto ai ‘non addetti ai lavori’, le conseguenze a cui un medico impegnato nella Sanità Pubblica del nostro Paese può incorrere a sua insaputa. Gran parte di questi problemi non son certo esclusivi dell’Italia, dato che si evidenziano, con un ritmo di accrescimento maggiore, in tutti quegli Stati di fragile ossatura politico-sociale in cui si tende a confondere il ruolo privato con il ruolo pubblico e l’interesse del singolo con quello della comunità.

Ecco qui delineato il dilemma che tocca risolvere a molti giovani all’inizio della propria carriera professionale. Ci si trova a un bivio: da una parte vanno i furbi, mentre quelli che seguono l’altra strada, gli onesti, gli apoti, gli inflessibili, vengono detti, come toccò a lui: ‘rompiscatole’ e “isterici attori di abili sceneggiate” finendo poi isolati, neutralizzati, irretiti come la farfalla finita nella tela del ragno.
Per i neurochirurghi è difficile parlare di fuga di cervelli, rischiamo di avvitarci in un calembour, eppure nel caso di Massimo Gerosa possiamo parlare di un cervello fuggito all’estero e poi rientrato, per nostra fortuna, per aiutare noi, la sua gente.
Tralascerò le interessanti note relativi alla sua famiglia: la nascita a Bellano sul lago di Como, il trasferimento a Verona, l’incontro con Laura, la sua affascinante moglie e collega, la nascita della figlia Alessandra, veniamo piuttosto alla sua attività di neurochirurgo che va oltre il tradizionale bisturi dei cerusici, verso le nuove tecniche antitumorali non invasive.

Nel 1980 Massimo si spostò al Brain Tumor Research Center dell’Università della California, a San Francisco, diretto da Charles Wilson e vi lavorò per due anni. Al termine del suo mandato, resisi conto del suo valore, gli americani gli chiesero di restare, ma il richiamo dell’Italia fu troppo forte e rifiutò. In un momento di sconforto mi confidò che quello è stato il più grande errore della sua vita. Tornato in Italia, si rese subito conto che la sua esperienza americana era un problema, non un vantaggio e fu per lui un trauma. Prima lavorò a Padova e quindi a Verona, presso all’ospedale di Borgo Trento. In seguito ebbe una nuova offerta di trasferirsi all’estero, in Belgio, ma di nuovo passò la mano, dopo sei mesi di permanenza.

Forse fu il rapporto personale – una comunanza di carattere e di aspirazioni – fra Massimo e il leggendario presidente della Banca Popolare di Verona, Giorgio Zanotto (1920-1999) che diede una svolta alla sua vita.

Nel 1989, un po’ fiaccato nell’entusiasmo iniziale, mi presentai una mattina di dicembre nell’ufficio di Giorgio Zanotto. Avevamo un appuntamento nella sede centrale della Banca Popolare di Verona, alle otto: lui era già lì e mi accolse con calore malgrado non sapesse nulla sullo scopo della visita e su ciò di cui mi occupavo. Mi fece accomodare e preparò personalmente un caffè. Poi, mentre posava la tazza sul tavolo, incrociammo gli sguardi e mi disse garbatamente: “Non so niente di lei. Prima di creare equivoci mi può spiegare cosa fa?”. Risposi che curavo i tumori al cervello e che cercavo di costruire nell’Ospedale di Verona una specifica unità che interveniva sul paziente con metodi non invasivi. Senza aspettare che finissi chiamò la sua segretaria, probabilmente per trascorse vicende personali, quasi a rimarcare la sensibilità a tale argomento
“Mi dica cosa possiamo fare per lei” continuò Zanotto.

Gli finanziò l’acquisto di un casco stereotassico del costo di 120 milioni di lire. Non solo ma in seguito lo aiutò a installare la Gamma Knife, il secondo impianto in Italia dopo quello, assai sottoutilizzato, al CTO di Roma. Zanotto anche questa volta approvò e gli disse: “Se lei è convinto che sull’acquisto di questa macchina bisogna andare sino in fondo…” Quella costava quasi quattro miliardi di lire. Non appena istallata, la Gamma Knife fu posta all’opera a pieno regime. Poi per protestare contro i fannulloni e i burocrati politicizzati che giravano per l’ospedale, Massimo mise dei cartelli con l’avviso di Facite Ammuina l’apocrifo articolo 23 del regolamento della marina borbonica che ordinava, in certe condizioni, di muoversi da poppa a prua e viceversa, invece che lavorare. Coloro che si sentirono chiamati in causa levarono gli scudi!
Ciò non bastò a dissuaderlo dall’attaccare nuovamente il cialtronismo dilagante, e osò spostare la polemica a livello internazionale: spedì una lettera alla prestigiosa rivista britannica The Lancet fondata nel 1823, che dopo le opportune verifiche la pubblicò.
In quella lettera Massimo protestava per l’ingiustizia nella assegnazione delle cattedre in Italia e raccontava di aver concorso alla cattedra di neurochirurgia a Sassari, in Sardegna, e che, nonostante il suo punteggio per produzione scientifica fosse pari a 101,2 punti, a lui vennero anteposti due candidati, il primo con un punteggio di 0.66 e il secondo di 9.38.

Gli ultimi successi di Massimo risalgono al 2007 con l’istallazione di una versione aggiornata della Gamma Knife, nota come Perfexion; al 2008 con il Neuronavigatore e infine, nel 2010, il sistema Extended che portò l’ospedale di Verona a diventare l’eccellenza italiana nel campo della cura dei tumori al cervello.
Ci fermiamo qui. Non vogliamo rivelare altro, lasciando ai lettori il piacere di scoprire i dettagli del percorso umano e professionale di un medico geniale, pio e giusto. Ci chiediamo spesso come possa l’Italia continuare a galleggiare, nonostante gli scandali e gli sprechi, ebbene la risposta è sotto ai nostri occhi, basta sfogliare questo libro. Il merito va a uomini come Massimo Gerosa.

Massimo Gerosa (con Claudio Ruggiero) Dentro il Cervello Senza Dolore. Storia di un’avanguardia tecnologica nella sanità pubblica tra sfide, coraggio e coerenza. Presentazione di Alessandro Olivi. Contributo di Carlo Mazza. Santarcangelo di Romagna, Maggioli Editore, € 30.
ISBN 9 788891 617804