Una straordinaria opera d’arte di Leonardo da Vinci, ritrovata e presentata

Sulla copertina del libro di Angelo Paratico “Leonardo Da Vinci. Lo psicotico figlio di una schiava” edito da Gingko Edizioni, Verona, euro 16,  appare una quadrella rappresentante l’Arcangelo Gabriele, ma che potrebbe essere in realtà un autoritratto del giovane Leonardo Da Vinci. L’introduzione  è di Salvatore Giannella, un grande giornalista e scrittore, nonché acutissimo indagatore di misteri e bellezze italiane.

Questo libro di Paratico è una riedizione di un suo testo precedente, uscito prima in inglese, ma con sostanziali aggiunte e correzioni. Tale quadrella (o mattonella che dir si voglia) lascia a bocca aperta tutti coloro che l’ammirano, per via della fortissima carica magnetica che sprigiona, un po’ come con la Gioconda al Louvre o la Ginevra de’ Benci, alla National Gallery di Washington.

Siamo certi che nel 2019, cadendo il cinquecentesimo anniversario della morte del Maestro fiorentino, sentiremo parlare molto di questa magnifica opera – che attualmente si trova nel caveau d’una banca fiorentina – essendo previste mostre ed esibizioni un po’ in tutta Italia, dove verrà mostrata al pubblico.

Ciò che ci pare particolarmente impressionante di quest’opera ritrovata è che ha risposto positivamente a tutti i test scientifici ai quali è stata sottoposta e, inoltre, è addirittura firmata. Un fatto assai raro quando si parla di Leonardo Da Vinci.
Nel libro di Paratico troviamo un capitolo (il Settimo) dedicato interamente alla storia di questo ritrovamento e della sua convalida, effettuata non solo con mezzi scientifici da tre laboratori indipendenti ma anche da un’espertissima grafologa, Ivana Bonfantino, che ha confermato che i minuscoli scarabocchi visibili con una lente d’ingrandimento sulla mattonella sono davvero di Leonardo e che solo un falsario davvero straordinario avrebbe potuto imitarli e, si badi bene, di questa quadrella esiste traccia documentaria già nell’ottocento.

Bonfantino e Solari a Roma

Leonardo produsse molto nella sua breve vita (67 anni), anche se mai completò ciò che doveva finire e questo fatto va messo in relazione con la sua forma mentis: voleva stabilire la propria originalità su tutti gli altri e una volta che questo scopo era stato raggiunto, la sua personalità divisa lo spingeva a dedicarsi ad altro.
Certi aspetti psicotici di Leonardo, erano stati evidenziati in un precedente articolo di Ambrogio Bianchi sul blog di Dino Messina del Corriere della Sera ( http://lanostrastoria.corriere.it/2018/12/04/il-male-oscuro-di-leonardo-da-vnci/ ). Crediamo dunque che Leonardo vi abbia ritratto sé stesso, per via del proprio prorompente narcisismo e anche per comodità, mettendosi uno o due specchi davanti.

Tale quadrella di 20×20 cm, fatta di terracotta, è stata prodotta con un’invetriatura a simil-lustro ed è databile al 1471. Risulta di proprietà della famiglia Fanice da Ravello. Vi troviamo rappresentata la testa dell’Arcangelo Gabriele, con dei tratti decisamente orientali, per via del taglio degli occhi e della posizione degli zigomi, un fatto comune nel primo Leonardo e che si può notare nelle sue prime Madonne e anche nella sua Ginevra de’ Benci (Dama del Lichtenstein).
La quadrella possiede anche un “da Vinci Lionardo 1471”, dipinto mediante un’evidente addizione cromatica, eseguita con un pennello. Leonardo nel 1471 aveva 18/19 anni.
Nel capitolo relativo alle influenze orientali di Leonardo vien presentato un disegno del giovane Leonardo che risulta datato 5 agosto 1473, dunque Leonardo Da Vinci firmava maggiormente le proprie opere rispetto a quanto farà in età matura e questo può forse essere spiegato con un suo forte desiderio d’affermazione della propria personalità, un suo voler mettere nero su bianco che lui era un Da Vinci, anche se il padre non aveva mai legalizzato la sua posizione.

Il test di termoluminescenza condotto sulla quadrella dalla società Arcadia di Milano, ha confermato la datazione. Ulteriori test sono stati condotti dal Centro diagnostico C.S.G. Palladio di Vicenza con un’indagine micro-stratigrafica e un’analisi XRF dei pigmenti, di tipo non invasivo. La Emmebi Diagnosi Artistica di Roma ha condotto esami riflettografici che hanno rivelato certi elementi preparatorii che confermano il fatto che non si tratta d’una volgare imitazione.

È stata inoltre effettuata un’indagine di tipo micro-distruttivo, mediante prelievo di un campione analizzato in sezione micro-stratigrafica per caratterizzare i materiali, in particolare quelli dello strato lucido in superficie, al fine di stabilire se il manufatto rientrasse nella categoria delle maioliche invetriate o se, diversamente, la decorazione fosse il prodotto di stesure pittoriche antiche e di eventuali ridipinture successivamente ricoperte da strati di vernice lucida.
Non sono mancate le polemiche dopo la presentazione del Prof. Solari e della grafologa, Ivana R. Bonfantino, tenutasi a Roma il 21 giugno 2018. Eppure, nessuno ha mai usato dei seri argomenti che possano scientificamente disapprovare quanto è stato proposto.

La quadrella non è in lustro, bensì in una maiolica invetriata dipinta a simil-lustro, una tecnica sviluppata dai maestri toscani per resistere alla concorrenza dei più economici spagnoli. Nel suo trattato della pittura, Leonardo sembra far riferimento a questo procedimento di smaltatura a simil-lustro che serve, secondo lui, a far una pittura “d’eterna vernice…”

La struttura del retro della piastrella è molto simile a quella di una piastrella facente parte di un pannello murale del 1500, esposto nella Pinacoteca civica di Savona, con un motivo geometrico costituito da un riquadro con venticinque tasselli allineati in file di cinque; sul retro di una piastrella del ceramista Antonio Fedeli, eseguita nel 1493 per Isabella d’Este, sono presenti tre cerchi concentrici che non sono stati ottenuti mediante un calco o uno stampo: molto probabilmente un sistema simile fu utilizzato per imprimere i trentasei cerchi cavi sul retro dell’Arcangelo Gabriele e si sono trovati degli schizzi di Leonardo per produrre questo tipo di macchina, capace d’imprimere tali segni sul retro delle piastrelle. Un modellino funzionante di tale macchina è visibile presso il “Museo Leonardo Da Vinci” in Via della Conciliazione 19, a Roma.

Schizzo di Leonardo che rappresenta la macchina per imprimere il retro delle mattonelle.