Un Re e il suo Burattino di Angelo Paratico, un libro che strappa i paraocchi a tanti divulgatori di banali fandonie

 

 

 

 

 

Il libro scritto da Angelo Paratico e intitolato Un Re e il suo burattino. Vittorio Emanuele III e Benito Mussolini è uscito con Amazon e crediamo che provocherà un notevole sconquasso fra gli storici, sia quelli schierati a destra, che quelli di sinistra.

Si tratta di un saggio storico che vorrebbe porre un termine all’annoso scontro fra Fascismo e Anti-Fascismo, in
occasione dell’Ottantesimo anniversario della fine della II Guerra mondiale, che cadrà nel 2025.

L’autore dimostra che il terribilismo mussoliniano, immaginato da molti, non è mai
esistito, giacché Benito Mussolini non aveva alcun potere senza l’assenso del Re Vittorio Emanuele III. Dunque, il vero duce fu il Re, non Mussolini, che attuò una serie di colpi di Stato istituzionali, a partire dal 24 maggio 1915 e poi in altre occasioni, in barba allo statuto e al Parlamento, mentre Mussolini fu un mero esecutore, né più né meno di Crispi e Cavour.

Mussolini e il Re si vedevano due volte alla settimana per discutere di tutti i problemi correnti
che ponevano sul tavolo. Per questo motivo Angelo Paratico definisce Benito Mussolini una
sorta di “Armando Diaz fosforescente” ricordando il generale che aveva sostituito Cadorna dopo
Caporetto e aveva dato ascolto al Re, arrivando alla vittoria nella I Guerra mondiale. Un
personaggio proveniente dalla sinistra radicale come Mussolini serviva al monarca sabaudo per
mantenersi sul trono d’Italia.

L’autore di questo libro porta, già nel suo primo capitolo, l’esempio del Giappone imperiale, una monarchia simile a quella italiana. Il libro di Herbert Bix uscì negli Stati Uniti, nel 2000, era intitolato Hirohito and the
Making of Modern Japan e vinse il premio Pulizer. I giapponesi prima di quel libro credevano
che il loro imperatore-dio fosse stato un prigioniero della cricca militare dal 1936 al 1945 ovvero
“una gru che vola sopra alle onde dell’oceano” per usare una espressione cara a Indro
Montanelli e che siano stati i generali che gli si muovevano attorno che organizzavano guerre e
invasioni. Ebbene, Bix ha chiaramente dimostrato, consultando diari e memorie di personaggi
secondari appartenenti all’entourage dell’imperatore, che la verità era opposta. Fu Hirohito che
diresse la II Guerra mondiale, né più né meno che Adolf Hitler in Germania e fu lui a opporsi a
una resa, quando non esistevano più dubbi circa l’esito finale della guerra.
Questa finzione giapponese, simile a una recita del teatro del Noh, la poterono attuare perché
distrussero molti documenti che coinvolgevano l’imperatore e durante il processo di Tokyo del
1948 nessun generale chiamò mai in causa Hirohito. Una situazione simile la si ebbe anche in
Italia, con una buona parte dell’archivio Savoia che è andato perduto, inclusi i fascicoli sulla
entrata in guerra il 10 giugno 1940 e quello sulle Leggi Razziali. Gli americani avrebbero voluto
processare Vittorio Emanuele III, a guerra finita, ma Churchill s’oppose, forse prevedendo una
vittoria della Monarchia nel referendum del 2 giugno 1946.

I Savoia, dopo l’8 settembre 1943, diventarono degli anti-fascisti, contrariamente a ogni evidenza e tale finzione è durata troppo a lungo. Questa profonda ipocrisia ha fortemente influenzato il dibattito politico nazionale, per questo motivo pare giunto il tempo di rimettere le cose al loro posto. Consultando i diari e le note di personaggi minori del Regime, risulta chiaramente che Mussolini fu un mero esecutore di ordini. Anche per questo
motivo, invece del 25 aprile, dovremmo festeggiare l’8 maggio come fa la gran parte dei Paesi europei. Fu la resa della Germania che riportò la Pace in Europa e quello dovrebbe essere il giorno giusto per festeggiare, seppellendo vecchie ruggini e rancori”.

N.B.

Questo libro sarà in edicola a partire dalla fine di gennaio 2025, ma è già disponibile su Amazon, come ebook, copertina leggera e copertina cartonata rigida. Vi basta andare sulla piattaforma Amazon e ordinarlo, vi arriverà a casa nel giro di un paio di giorni. 

Comunicato Stampa. Pubblichiamo Un Re e il suo Burattino. Vittorio Emanuele III e Benito Mussolini. Un testo di storiografia rivoluzionaria.

 

Comunicato Stampa

 

Verona, 20/12/2024

Il libro di Angelo Paratico Un Re e il suo Burattino. Vittorio Emanuele III e Benito Mussolini è disponibile su Amazon  come ebook, copertina morbida e copertina rigida. Nelle librerie e in edicola lo si potrà trovare a partire dalla fine di Gennaio 2025.

Link Amazon:

https://amzn.to/4gFNEaU

 

La casa editrice veronese Gingko Edizioni ha da pochi giorni lanciato un libro scritto da Angelo Paratico e intitolato Un Re e il suo burattino. Vittorio Emanuele III e Benito Mussolini.
Si tratta di un saggio storico ricco di note ma di sole 120 pagine, che si prefigge uno scopo enormemente ambizioso: porre un termine all’annoso scontro fra Fascismo e Anti-Fascismo, in occasione dell’Ottantesimo anniversario della fine della II Guerra mondiale, nel 2025.
L’autore tenta di dimostrare che il terribilismo mussoliniano immaginato da molti, non è mai esistito, giacché Benito Mussolini non aveva alcun potere senza l’assenso del Re Vittorio Emanuele III. Dunque, il vero duce fu il Re, non Mussolini, che attuò una serie di colpi di Stato istituzionali, a partire dal 24 maggio 1915 e poi in altre occasioni, in barba allo statuto e al Parlamento, mentre Mussolini fu un mero esecutore, né più né meno di Crispi e Cavour.
Mussolini e il Re si vedevano due volte alla settimana per discutere di tutti i problemi correnti che ponevano sul tavolo. Per questo motivo Angelo Paratico definisce Benito Mussolini una sorta di “Armando Diaz fosforescente” ricordando il generale che aveva sostituito Cadorna dopo Caporetto e aveva dato ascolto al Re, arrivando alla vittoria nella I Guerra mondiale. Un personaggio proveniente dalla sinistra radicale come Mussolini serviva al monarca sabaudo per mantenersi sul trono d’Italia.
L’autore di questo libro, che vuol essere un vero e proprio “sasso tirato nella piccionaia” porta, già nel suo primo capitolo, l’esempio del Giappone imperiale, una monarchia simile a quella italiana. Il libro di Herbert Bix uscì negli Stati Uniti, nel 2000, era intitolato Hirohito and the Making of Modern Japan e vinse il premio Pulizer. I giapponesi prima di quel libro credevano che il loro imperatore-dio fosse stato un prigioniero della cricca militare dal 1936 al 1945 ovvero “una gru che vola sopra alle onde dell’oceano” per usare una espressione cara a Indro Montanelli e che siano stati i generali che gli si muovevano attorno che organizzavano guerre e invasioni. Ebbene, Bix ha chiaramente dimostrato, consultando diari e memorie di personaggi secondari appartenenti all’entourage dell’imperatore, che la verità era opposta. Fu Hirohito che diresse la II Guerra mondiale, né più né meno che Adolf Hitler in Germania e fu lui a opporsi a una resa, quando non esistevano più dubbi circa l’esito finale della guerra.
Questa finzione giapponese, simile a una recita del teatro del Noh, la poterono attuare perché distrussero molti documenti che coinvolgevano l’imperatore e durante il processo di Tokyo del 1948 nessun generale chiamò mai in causa Hirohito. Una situazione simile la si ebbe anche in Italia, con una buona parte dell’archivio Savoia che è andato perduto, inclusi i fascicoli sulla entrata in guerra il 10 giugno 1940 e quello sulle Leggi Razziali. Gli americani avrebbero voluto processare Vittorio Emanuele III, a guerra finita, ma Churchill s’oppose, forse prevedendo una vittoria della Monarchia nel referendum del 2 giugno 1946.
L’autore ha dichiarato che: “I Savoia, dopo l’8 settembre 1943, diventarono degli anti-fascisti, contrariamente a ogni evidenza e tale finzione è durata troppo a lungo. Questa profonda ipocrisia ha fortemente influenzato il dibattito politico nazionale, per questo motivo pare giunto il tempo di rimettere le cose al loro posto. Consultando i diari e le note di personaggi minori del Regime, risulta chiaramente che Mussolini fu un mero esecutore di ordini. Anche per questo motivo, invece del 25 aprile, dovremmo festeggiare l’8 maggio come fa la gran parte dei Paesi europei. Fu la resa della Germania che riportò la Pace in Europa e quello dovrebbe essere il giorno giusto per festeggiare, seppellendo vecchi ruggini e rancori”.