La tragica morte di Umberto Boccioni (Reggio Calabria, 1882- Chievo, 1916) avvenuta in un ospedale militare al Chievo, nelle prime ore del mattino del 17 agosto 1916, a soli 33 anni, è stata commemorata da un gruppo di studiosi del Futurismo e da un drappello di attenti spettatori, interessati alla storia veronese e italiana, non intimoriti dalle nubi di tempesta che si stavano addensando sul loro capo. L’evento si è tenuto presso alla lapide che ricorda la sua tragica caduta da cavallo, del 16 agosto 1916, presso alla Sorte di Chievo, in Via Boscomantico. Boccioni non era un provetto cavallerizzo ma non potè esimersi dal partecipare a una cavalcata voluta da certi ufficiali del suo corpo. Picchiò il capo su una pietra e un piede gli restò impigliato nella staffa.
Il luogo è assai suggestivo e non sarebbe spiaciuto anche a Marinetti: con i binari della ferrovia dietro e una centrale elettrica davanti.
Umberto Boccioni fu legatissimo a Verona, dove ancora riposa, accanto alla madre, eppure pochi veronesi conoscono il suo amore per la nostra città. Le vicende della sua vita artistica, amorosa e patriottica sono state narrate, in sintesi ma con grande competenza, da Gabriello Anselmi, Mauro Dal Fior, Giovanni Perez. Tutti i tre studiosi hanno al loro attivo articoli e libri, usciti nel corso degli anni, sul geniale artista, che avrebbe potuto dare ancora tantissimo all’arte italiana.
I tre storici hanno ricordato con rammarico i loro ripetuti, quanto inutili, tentativi di sensibilizzare le varie amministrazioni comunali circa la possibilità di creare un vero e proprio percorso Boccioni a Verona, ma di non aver mai ricevuto altro che vaghe promesse. Infatti, l’unico rappresentante delle istituzioni cittadine presente alla commemorazione è stato, come sempre, il presidente della SERIT, Massimo Mariotti, il quale ha assicurato che cercherà di portare a compimento questo progetto, se ne avrà la possibilità e i cittadini gli daranno fiducia.
Pensiamo che l’amministrazione comunale dovrebbe concedere una postuma cittadinanza onoraria a Umberto Boccioni, come fatto con Dante Alighieri, al fine di legarlo maggiormente a Verona. La serata si è chiusa con la lettura di un poesia commemorativa scritta di Marinetti e di alcuni pensieri tratti dal diario di Umberto Boccioni, che fu un fine intellettuale, non solo un pittore e uno scultore.
Angelo Paratico