Elena Basile, l’Ambasciatrice che non c’è.

 

La paragonano a Vannacci, ma i due non si somigliano per nulla. I tratti più caratteristici nel generale Vannacci sono la calma e la preparazione. Quello della soi disant Ambasciatrice, sono la furia e l’incapacità di arrivare a una sintesi.

L’ex “ambasciatrice” Elena Basile, classe 1959, nata a Napoli, ha fatto irruzione nei talk show televisivi italiani in qualità di esperta di Medio Oriente e del conflitto tra Israele e Palestina. Ieri il sindacato dei diplomatici ha spiegato che la qualifica di “ambasciatrice” è scorretta: «Basile si è infatti dimessa dalla carriera diplomatica con il grado di ministro plenipotenziario. E sebbene dopo aver servito a Tananarive, Toronto, Budapest e Lisbona abbia svolto nel corso della sua carriera anche le funzioni pro tempore di capo missione in Svezia e Belgio non è mai stata promossa al grado di ambasciatrice».

Il Ministro Plenipotenziario non è mai un Ambasciatore, anche se ha poteri simili. La “ministra plenipotenziaria” ieri ha lasciato Piazzapulita dopo uno scontro con Corrado Formigli. Il giorno prima s’era scontrata con Aldo Cazzulla dalla Gruber per i “pochi” ostaggi americani. Un fatto, tutto sommato, brutale, ma non lontano dalla verità…se ci fossero stati trenta americani fra gli ostaggi di Hamas, avremmo un quadro diverso. Dunque non si capisce l’indignazione di Cazzullo…

La Basile su X ieri ha precisato di non aver polemizzato con l’ex direttore del Corriere della Sera Paolo Mieli. Bensì con «chi in mala fede distorce il pensiero altrui per gettare fango sul dissenso Povero giornalismo!». Ce l’aveva con Cazzullo. Dopo l’ospitata da Formigli ha replicato su X proprio al sindacato: «Sono stata la prima ministra plenipotenziaria donna Ambasciatrice a Bruxelles. I miei predecessori (sono stati, ndr) Min(istri, ndr) Plen(ipotenziari, ndr) uomini con funzioni di Ambasciatore come sottoscritta. Prassi: ambasciatori di funzione sono chiamati Ambasciatori. Tutti. Burocrazia ridicola, meschina. Macchina del fango». Qui la Basile accusa la Farnesina di non averle fatto fare carriera in quanto donna?

La Basile ha pubblicato dei romanzi: nel 1995 Donne, nient’altro che donne con Il Ventaglio. Una vita altrove nel 2014 (Newton Compton), Miraggi (Castelvecchi) del 2018 e In famiglia (La Nave di Teseo) risale al 2022. Sul quotidiano diretto da Marco Travaglio Basile ha parlato invece della guerra tra Russia e Ucraina. Ha pubblicato articoli su Il Fatto su guerra in Ucraina, assai poco diplomatici, usando lo speudonimo di Ipazia. Come abbia potuto pubblicare quei romanzi è un mistero, perché ai diplomatici serve sempre un permesso preventivo, che in genere viene negato.

Oggi sul Corriere parla di lei Massimo Gramellini nella sua rubrica Il caffè: «In ogni controversia, sia essa la terza guerra mondiale o un litigio di condominio, Basile si schiera immancabilmente dalla parte opposta a quella degli odiati anglosassoni. Ma ci sta: ciascuno è responsabile delle proprie opinioni e ha diritto di argomentarle dove e come meglio crede (in Occidente, almeno). Anche a rischio di trasformarsi in una macchietta».

 

Paolo Mieli a Passato e Presente massacra Confucio

Il pur bravo Paolo Mieli non conosce bene l’Oriente. Questo lo abbiamo capito guardando la sua ultima trasmissione dedicata al “Saggio delle Diecimila Generazioni”, Confucio.

Eccola:

Pur avendo in sala l’ottimo Giovanni Andornino, storico torinese, il livello della trasmissione è rimasto basso, anche perché il professore non ha saputo contrastare certe affermazioni del Mieli, che ha attinto a piene mani da fake news riportate in internet.  Ha paragonato Mao a Confucio, nel suo voler fare tabula rasa della Cina e poi tratto di tasca un libretto rosso, dicendo che veniva regalato ai cinesi. In realtà Mao era ricco grazie ai proventi derivanti dalla vendita di quella incomprensibile polpetta rossa, che, come gli ha ricordato Andornino, fu opera di Lin Biao e non di Mao.

Eppure Andornino si è dimostrato molto preparato sull’argomento, anche se, un po’ pavidamente, non ha voluto spiegare al Mieli che i vecchi (e meno vecchi) proverbi che citava erano solo vaghe attribuzioni a Confucio, non erano di Confucio. I contadini cinesi, da tempo immemorabile, quando ripetono una delle loro massime tendono a puntellarla aggiungendo che lo ha detto Confucio. Abbiamo colto lo sguardo scettico di Andornino, mentre Mieli snocciolava parole leggendole da un foglio, eppure se ne è stato zitto. Inoltre, ha avuto una caduta di stile, rispondendo alla solita richiesta di Mieli di suggerire un testo, non facendo nulla di meglio che promuovere un libro scritto da un suo collega di Venezia, commentato da un’altra sua collega di Bologna. Tralasciando così tutti i testi seri e importanti disponibili sull’argomento.  Anche i tre storici in erba presenti in studio. oggi, non hanno volato in alto, ma hanno ripetuto solo certi lisi e consumati luoghi comuni.

Una puntata da dimenticare.